Se pensiamo alla donna dei primi del ‘900, immaginiamo una signora in grembiule affaccendata in cucina, in attesa del ritorno del marito o del figlio dalla guerra.
Oggi siamo abituati a vedere una Donna libera ed emancipata, ma non è sempre stato così.
La storia della Donna nel corso degli anni è stata molto travagliata, e proprio quest’ultima ha dovuto lottare per ottenere la sua libertà. Nonostante le difficoltà, numerose figure femminili hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia editoriale.
L’assenza di autrici nella letteratura
È proprio dalla mancanza di autrici nei programmi di studio scolastici che diventa evidente quanto le Donne nel passato siano state spesso escluse o ignorate nei contesti culturali e accademici.
Come spiega Daniela Brogi, storica della letteratura moderna e contemporanea, in un’intervista per Mondadori Education, nonostante le mille figure femminili presenti in ambito scolastico, l’inclusione di scrittrici donne nei curriculum letterari rimane una mancanza significativa, dove si continua a studiare un canone unicamente composto da grandi autori maschili, trascurando così la ricchezza e la diversità delle voci femminili nella storia della letteratura.
Ma dove sono le donne autrici nella letteratura? Le donne autrici ci sono e sono pure tante. Nell’intervista, Daniela Borghi, elenca i nomi di oltre 50 scrittrici, spesso dimenticate o confinate da discussioni letterarie a causa di una discriminazione di genere.
La figura silenziosa della Donna nell’editoria
L’editoria, può essere paragonata ad un racconto fatto di narrazioni da parte di autori, editori e agenti. Un racconto finora a predominanza maschile, scritto e raccontato da uomini.
È evidente la ragione per la quale abbiamo trovato a lungo uomini, se pensiamo che nel corso dei secoli e in alcune parti del mondo ancora oggi, molte donne hanno dovuto lottare e lottano per ottenere il diritto all’istruzione.
Inoltre, facendo riferimento al consumo del libro, fino ai primi anni del ‘900 alla donna era vietato l’accesso in biblioteca se non accompagnata da un uomo.
Roberta Cesana in un intervista di “Dipartimento di Studi Storici”, chiarisce che in realtà “le donne in tutte le professioni del libro, ci sono sempre state, ma la loro presenza è sempre rimasta nell’ombra. Le donne ci sono, ma per un motivo o per l’altro non compaiono”.
Infatti fino al ‘900 per la donna non esisteva una posizione professionale e sociale, ma solo un ruolo che la qualificava nel contesto familiare come moglie, mamma, vedova, sorella di…
Le donne erano spesso limitate ai ruoli domestici e familiari, sebbene contribuissero in molti aspetti della società, spesso in contesti e con riconoscimenti differenti rispetto agli uomini.
Questo problema si ripresenterà più volte nel corso della storia, tanto da portare nel ‘900 Virginia Woolf ad affermare “For most of history, Anonymous was a woman”, “per gran parte della storia, l’anonimo era una donna”, da Austin History Center.
La citazione di Virginia Woolf riflette la realtà storica in cui le donne sono state spesso ignorate o trascurate nei resoconti letterari ufficiali, essendo considerate di minore importanza rispetto agli uomini.
Le Donne che hanno cambiato il mondo dell’editoria attraverso la parola
Nel corso dei secoli, le donne che hanno rivoluzionato il mondo dell’editoria attraverso la potenza delle loro parole, sfidando le norme sociali e aprendo nuove strade per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, sono state tante.
Da pioniere come Anna Zügerin, la prima donna che ha firmato la pubblicazione di un libro a suo nome, fino a figure iconiche quali Mary Wollstonecraft e Virginia Woolf, le donne hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della stampa e dell’editoria.
Mary Wollstonecraft, scrittrice e fondatrice del femminismo liberale. Nel corso della sua travagliata vita ha lavorato presso la casa editrice Johnson a Londra, impegnandosi attivamente per promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne. Nella sua opera più celebre ”A Vindication of the Rights of Woman”, analizza e critica le disuguaglianze sociali e politiche che limitavano le donne nella società del tempo.
Il contributo di Emily Faithfull e del gruppo di attiviste che nel 1860 fondarono la Victoria Press per dare un’opportunità di lavoro e autonomia economica alle donne, ha segnato un’altra tappa fondamentale nella storia dell’editoria femminile.
La casa editrice composta solo da tipografe donne, si occupava della pubblicazione dell’English Woman’s Journal, che consisteva nella divulgazione di opuscoli che promuovessero il movimento femminista e l’abilità tecnica delle scrittrici che avevano preparato le forme per la stampa.
Un’altra figura di spicco è Virginia Woolf, celebre scrittrice ed editrice londinese, la quale insieme al marito Leonard fondò nel 1917 la Hogarth Press, presso la quale pubblicarono opere di grande rilevanza culturale e letteraria, contribuendo in modo significativo alla diffusione di idee innovative e alla promozione della libertà creativa.
Virginia Woolf grazie al suo lavoro manuale ed intellettuale rappresentava sicuramente il capitale maggiore dell’impresa.
Come ci suggerisce Roberta Cesana nell’intervista, oggi grazie a un recente processo di digitalizzazione è possibile consultare l’archivio editoriale di Woolf direttamente sul web.
In questo contesto, le donne che hanno cambiato il mondo dell’editoria attraverso la parola continuano a ispirare e a influenzare le generazioni future, dimostrando l’efficacia della determinazione femminile.
La trasformazione degli anni sessanta e la nascita delle case editrici femministe
Durante gli anni Sessanta con la nascita dell’editoria industriale, si assiste ad un ampliamento del mercato. Tuttavia, il pubblico viene ancora considerato in modo generico, suddiviso per età e livello culturale.
È solo nel 1968 grazie alla nascita di una piccola editoria di sinistra, la quale affronta le esigenze culturali di un pubblico giovane e politicizzato, che si inizierà a parlare anche di tematiche femministe.
L’editoria femminista si inserisce nel panorama editoriale italiano degli anni Settanta, rispondendo a una vuoto culturale fino ad allora trascurato. La prima casa editrice femminista, ‘Scritti di Rivolta Femminile’ a Milano, propone di eliminare ogni forma di censura e promuovere un’identità politica e culturale autonoma.
Sicuramente, nel corso del Novecento, l’editoria italiana è stata popolata dalla presenza di importanti figure femminili che hanno operato sotto il proprio nome o che hanno ricoperto ruoli di rilievo come editrici, ad esempio Inge Feltrinelli e Elvira Sellerio.
A proposito di Feltrinelli, va ricordato il contributo importante svolto dalla casa editrice nella riedizione e promozione di opere letterarie che hanno contribuito alla riflessione sulla condizione femminile.
È stato il caso del libro “Una donna”, pubblicato da Sibilla Aleramo nel 1906. Feltrinelli decide di ripubblicare il libro nel 1973, tredici anni dopo la morte dell’autrice, per farla conoscere a un nuovo pubblico, soprattutto nel contesto del movimento femminista degli anni ’70, che riconobbe in Aleramo una voce anticipatrice delle tematiche femminili.
Grazie a questa iniziativa editoriale, “Una donna” è stato rivalutato come un testo fondamentale nella letteratura italiana e femminista.
La donna nell’editoria di oggi
L’editoria femminile è cambiata molto nel corso del tempo, ma c’è ancora molta strada da fare. Il numero di autrici donne è sicuramente cresciuto negli ultimi decenni.
Al giorno d’oggi si da molto più spazio a voci femminili rispetto al passato, con una maggiore attenzione all’inclusione e al racconto di storie importanti per le donne. Ancora però assistiamo ad una disparità di genere nei ruoli di leadership e nelle opportunità di pubblicazione.
I dati Aie pubblicati nel 2019 relativi ai nuovi ingressi nel mondo dell’editoria, ci dicono che nel 64,9% si tratta di donne tra editrici, redattrici, libraie, editor, traduttrici, uffici stampa, agenti letterari, bibliotecarie…
Secondo però l’osservatorio su donne e uomini dell’editoriale nel 2018, le donne sono spesso escluse dai ruoli strategici, con solo il 22,3% delle donne che raggiungono posizioni apicali rispetto al 77,7% degli uomini.
Tuttavia, quando si tratta di ruoli concernenti il commercio, il denaro e il potere, le donne sono molto meno rappresentate e non mancano purtroppo i casi molestie verbali e sessuali.
Il caso di molestie sessuali presso We Are Social
Nonostante i grandi progressi ottenuti nel corso dei decenni, purtroppo persistono stereotipi di genere e norme culturali che tendono a giustificare comportamenti molesti sul lavoro, rendendo ancora più difficile combattere questo problema in modo efficace.
Fra il 2016 e il 2017, alcune dipendenti dell’azienda creativa e pubblicitaria We Are Social, vengono a conoscenza di una chat su Skype tra i dipendenti maschi denominata ‘la Chat degli 80’. La chat, conteneva contenuti sessualmente espliciti e inappropriati, inclusi commenti e scherzi di natura sessuale rivolti alle donne dipendenti dell’azienda.
Come condiviso da Panorama, dopo le segnalazioni da parte delle dipendenti, l’azienda ha avviato un’indagine interna, chiuso la chat e organizzato incontri focalizzati sull’inclusione e la diversità di genere, ma nessuno è stato licenziato.
Credo che nonostante i cambiamenti avvenuti nel panorama editoriale nel corso dei decenni e i progressi nei diritti delle donne, la disparità di genere e l’imposizione dell’uomo sulla donna, talvolta con atteggiamenti sessisti, rimangono questioni su cui è importante lavorare.
Questo singolo avvenimento mette in risalto la necessità di promuovere continuamente un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso e inclusivo, dove entrambi i generi possano sentirsi valorizzati in ugual misura. È inoltre fondamentale sensibilizzare i propri dipendenti sul rispetto reciproco e consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti.
In sintesi, nel panorama dell’editoria, la donna ha attraversato una trasformazione significativa, passando da una figura tradizionalmente confinata al ruolo di casalinga a un’importante protagonista del settore. Tuttavia, nonostante i progressi, persistono sfide legate alla rappresentazione e alla partecipazione delle donne.
La storia editoriale ha spesso trascurato il contributo femminile, con una mancanza di autrici nei programmi di studio e una sottovalutazione delle loro voci. Oggi, nonostante una maggiore presenza di autrici e l’attenzione all’inclusione nel settore, le donne continuano ad affrontare discriminazioni e disparità di genere, come evidenziato dal caso delle molestie sessuali presso We Are Social. Rimane ancora molto da fare per raggiungere la parità di genere.
0 commenti