Intervista allo Chef stellato Pietro D’Agostino del ristorante La Capinera e a Morena Benenati di Kisté
BEIS è una azienda cantastorie. Andiamo a scovare le storie più belle sul territorio, le ascoltiamo e le raccontiamo a chi ha l’animo curioso, pronto a scoprire ciò che di bello ha la nostra terra da offrire.
Tutto nasce spesso da semplici chiacchierate, anche se i nostri interlocutori sono spesso artisti, professionisti o chef di alto livello.
È stato così per il nostro incontro con lo Chef Stellato Pietro D’Agostino.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di assaggiare i suoi piatti prelibati al Ristorante La Capinera, procedendo il nostro percorso culinario ed esperienziale al Kisté per incontrare sua moglie Morena Benenati, che con tanta maestria fa da padrona di casa a un luogo davvero magico.
Nato in provincia di Catania e conclusi i suoi studi all’Istituto Alberghiero di Giarre, Pietro parte per l’Inghilterra per apprendere dai migliori Chef Stellati di Londra.
Dopo tanti anni di esperienza all’estero torna in patria, portando con sé un bagaglio professionale pieno di tecniche all’avanguardia e conoscenze strumentali. Nel 2003 apre La Capinera a Taormina.
Partendo proprio dalla sua biografia, quali sono state le esperienze di viaggio che l’hanno maggiormente colpita?
«A Londra ho lavorato per un ristorante 3 Stelle Michelin a Hyde Park, dove ho appreso il valore dei prodotti stagionali e l’importanza della presentazione di un piatto – afferma – Seppur in Inghilterra non abbiano una grande tradizione culinaria, sono dei grandi maestri nel saper servire un piatto di alto livello. Ancora nei miei ricordi c’è un semplicissimo piatto di Steak Tartare, che veniva impiattato in maniera talmente elegante da lasciare a bocca aperta».
Ha vissuto un viaggio di ritorno dall’estero alla sua terra. In che modo inserisce le caratteristiche del territorio all’interno dei suoi piatti?
«Ai miei clienti, che amo chiamare ospiti, cerco di far vivere un viaggio tra i sapori utilizzando sempre materie prime siciliane di eccellenza, impregnate di mare e di salsedine, di campagna e di sole – continua – Per questo ripropongo sempre dei grandi classici della mia cucina, come il crudo di mare che presentiamo in diverse versioni, dal tradizionale carpaccio a un piatto più elaborato che prevede 9 piccole portate – “L’isola del tesoro”- che presentiamo con delle salse, sempre con base mediterranea, con agrume, nepitella e crema di mandorle. Il tutto con l’obiettivo di evocare sensazioni legate alla Sicilia».
Il Menù e i percorsi di degustazione cambieranno nel corso della stagione?
«I piatti della stagione estiva 2024 cambieranno mese per mese, seppur non totalmente. Lasceremo sempre i nostri must, che sono il crudo di mare di cui parlavamo prima, “Senza via di Scampo” (mezzi paccheri, scampi, vongole e pomodorini al forno) e “Benjamin Button” (bottoni di pasta fresca, stracotto di vitellina, fonduta e olio al rosmarino). Il cliente habitué ama trovarli, così come i dolci che rimangono sempre gli stessi».
Parliamo adesso del suo secondo progetto Kisté. Quando nasce e come si è evoluto nel tempo?
«Kisté, che amo definire come il mio secondo figlio, nasce nel 2017 nel centro di Taormina anche grazie all’intuizione di mia moglie Morena Benenati. Lì proponiamo una cucina contemporanea un po’ più frizzante e sobria, raccontando sempre il territorio della Sicilia ma in chiave differente – prosegue – Sebbene dietro i piatti ci sia sempre la mia mano, è a Morena che dobbiamo la buona riuscita e l’ottima gestione di questo nuovo posto che ci sta regalando tante soddisfazioni, soprattutto con gli stranieri».
Dopo aver degustato i piatti de La Capinera, abbiamo quindi raggiunto la splendida location del Kisté, che si trova all’interno di Palazzo Cipolla, una struttura del ‘400 realizzata da Armando Dillon, lo stesso architetto della Cattedrale di Taormina.
Lì, oltre ad aver provato piatti davvero unici, Morena Benenati ci ha raccontato la storia del suo ristorante.
Come nasce Kisté?
«Dopo aver supportato e sostenuto per 15 anni il percorso di crescita dello Chef Pietro D’Agostino, ho deciso di lasciare il mio vecchio lavoro dell’hôtellerie per dar vita a un progetto indirizzato ad un pubblico più giovane».
Continua: «Ho accanto a me delle persone incredibili, che mi hanno accompagnata in un percorso di rinnovamento d’identità. Lavorare con una brigata sulla scia del grande nome di una Stella Michelin è stato impegnativo perché le aspettative erano molto alte. Nonostante ciò, questo posto ha un’anima a se stante. Quello che io e il mio team vogliamo tirare fuori è un altro concetto di ospitalità, più fresco e gioviale.
Lavoriamo con le persone e per le persone. È il mio team a rendere questo posto diverso».
Cosa significa Kisté?
«Kisté ha più significati: in siciliano significa “Questo è” e in greco anfora, cisterna. Infatti all’interno ci sono due cisterne greche, dove tenevano l’acqua. Le abbiamo ripristinate per creare la cantina dei nostri vini, dove rimangono sempre al fresco a temperature che vanno dai 2 ai 3 gradi. Inoltre, Kisté è anche metafora di un contenitore di nuove idee».
C’è un punto di incontro tra Kisté e La Capinera?
«Sicuramente sì: l’attenzione che parte dal cuore e dall’empatia nei confronti degli altri. In entrambi i ristoranti, seppur molto diversi, facciamo del nostro meglio per far stare bene le persone. Le persone sono le persone al centro dei nostri mondi. Le osserviamo e cerchiamo di farle stare bene. Inoltre, non tralasciamo mai la qualità. Tutto è frutto di una grande ricerca, anche a discapito dei costi».
Kisté ha anche uno spazio esterno molto suggestivo. Cosa avviene in estate?
«Il locale in estate si trasforma in un luogo che accoglie dal pomeriggio fino a tarda notte, dall’aperitivo al dopo cena. Il giardino esterno diventa magico e fa sentire i nostri clienti comodi e accolti».
Aggiunge: «Nostri complici sono anche i Cocktail che realizziamo artigianalmente. Esattamente come facciamo per le preparazioni in cucina, creiamo noi gli sciroppi, gli infusi, le caramelle gommose, la pelle di frutta rossa. Proponiamo pochi drink ma ben selezionati».
Cosa vi rende speciali?
«Comunichiamo con le persone. Raccontiamo sempre quello che facciamo e ciò che serviamo per dare valore alla nostra proposta e per rendere consapevole i clienti di ciò che stanno degustando».
La Storia di Pietro D’Agostino e di Morena Benenati lasciano intendere che i sogni possono essere realizzati con tanta dedizione, creatività e, soprattutto, aprendo il cuore alle persone.
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