Un posto nella società tutto per sé: 4 testi che hanno contribuito all’emancipazione femminile, dall’Ottocento a oggi

da | Mar 7, 2024 | Storie e Racconti

“Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé.” Questa l’affermazione di Virginia Woolf sul primo capitolo del suo saggio “Una stanza tutta per sé”, suo capolavoro diventato subito manifesto di emancipazione femminile.

Parte da lì una lunga dissertazione sulla libertà della donna, ostacolata mille volte da divieti imposti dall’uomo. Eppure, l’argomento che le era stato richiesto di trattare era ben diverso: “Le donne e il romanzo”. 

Era il 1928, erano già passati 20 anni dai primi movimenti femministi delle suffragette, e la Woolf era stata invitata a due conferenze da tenere in due diversi college femminili. Perché ha intrapreso un cambio di rotta nella sua argomentazione? 

Emancipazione femminile | Virginia Woolf - Una stanza tutta per sé

“Non sarei mai stata in grado adempiere quello che è – ne sono certa – il dovere primo di un conferenziere, e cioè consegnarvi, dopo un’ora di parole, un nocciolo di verità pura.”, afferma tra le prima righe. E più avanti: “Dunque, se quella donna si fosse dedicata agli affari, se si fosse messa a produrre seta artificiale o fosse diventata una magnate della Borsa [..] noi avremmo potuto starcene qui comodamente sedute e argomento della nostra conversazione avrebbero potuto essere l’archeologia, la botanica, l’antropologia, la fisica […].”

E invece la Woolf ha ritenuto più opportuno partire da un punto di riflessione che sta alla base della figura della donna scrittrice: “La sola cosa che potevo fare era offrirvi un’opinione su un aspetto minore di questo argomento.”

Oggi, nel 2024, come nel 1928 ci ritroviamo come Virginia Woolf a dover parlare e ad analizzare i grandi eventi di emancipazione della donna, per sottolinearne il valore, dimostrare il contrario di quanto nel tempo è stato stabilito dagli uomini.

E anche su questa pagina sul web, avremmo potuto parlare di tutt’altro senza dover ancora discutere della posizione del “secondo sesso”, se solo la storia fosse stata diversa.

Siamo invece qui a parlare di emancipazione e di tutti i grandi passi della società avvenuti grazie alla scrittura delle donne, nella speranza che alcune proposte di saggistica (liberamente definita femminista), possano fornire spunti di riflessione e ispirare donne – e soprattutto uomini – nella formulazione del proprio pensiero sui diritti civili.

Primo grande testo da prendere in considerazione è “Rivendicazione dei diritti della donna” di Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, che nel 1792 affronta la questione della formazione delle donne per consentir loro di esercitare al meglio la propria ragione. Questo testo ispirò molte altre autrici dopo di lei, tra cui anche la sua stessa figlia Mary Shelley, autrice del celebre “Frankenstein o Il moderno Prometeo”.

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Secondo e fondamentale testo è quello di cui abbiamo già ampiamente parlato, “Una stanza tutta per sé” (1929) di Virginia Woolf.

Impegnativo ma molto formativo è il saggio “Il secondo sesso” (1949) di Simone de Beauvoir” , la più ampia e approfondita riflessione sulla disparità di genere. La filosofa analizza –  in maniera del tutto innovativa per il tempo in cui lo scrisse – le leggi repressive in materia di concezione e aborto, l’alienazione sessuale, economica e politica. 

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“[…] in realtà le donne non hanno mai opposto ai valori maschili dei valori femminili: sono stati gli uomini desiderosi di mantenere le prerogative maschili a inventare questa divisione; hanno voluto creare un regno femminile – regno della vita, dell’immanenza – solo per richiudervi la donna. […] le riempiono le orecchie con i tesori della saggezza femminile, delle virtù femminili, le insegnano a far da mangiare, a cucire, a tenere una casa e anche a vestirsi, a essere pudica e affascinante”.

Quanto attuali sono queste parole, quanto ancora le donne, per quanto indipendenti a livello economico e sociale, sono ancora ancorate a questi “doveri”, senza riuscire a liberarsene?

Ce ne parla anche Chimamanda Ngozi Adichie in “Dovremmo essere tutti femministi” (2014), un vero e proprio manifesto che ha fatto il giro del mondo, grazie soprattutto alla canzone Flawless di Beyonce, che riprende alcune delle sue frasi più famose.

Emancipazione femminile

Come la de Beauvoir, Adichie scrive: “I maschi e le femmine sono indiscutibilmente diversi sul piano biologico ma la socializzazione accentua le differenze. E poi avvia un processo che si autorafforza. Prendiamo l’esempio della cucina. Oggi è più probabile che siano le donne a sbrigare le faccende di casa: cucinare e pulire. Ma qual è il motivo? È perché le donne nascono con il gene della cucina o perché anni di socializzazione le hanno portate a credere che cucinare spetti a loro? Stavo per rispondere che forse le donne nascono davvero con il gene della cucina, ma poi mi sono ricordata che quasi tutti i cuochi famosi del mondo – quelli che ricevono l’estroso titolo di chef – sono uomini”.

Sono tantissimi i libri, tra cui anche romanzi, che hanno contribuito alla concretizzazione dell’emancipazione. Storie e saggi molto “pratici”, basati non su ideologie complesse, quanto più sui piccoli gesti del quotidiano. 

Quasi tutte le donne riescono ormai a riconoscere le convenzioni maschiliste, le nostre antenate ci hanno spianato la strada, accendendo dei veri e propri campanelli d’allarme. La Generazione Z è quanto mai liberalista e rivoluzionaria in tal senso, mentre noi Millennial stiamo ancora facendo i conti con le vite “casalinghe” delle nostre madri.

Ma quanti uomini conoscono questi testi? Quanti di loro li hanno letti per intero? Dov’era il pubblico maschile di Virginia Woolf? La conferenza dell’autrice non era all’altezza degli studenti di sesso maschile? 

Da qui apriamo un’altra domanda: quanti uomini scelgono di leggere romanzi scritti da donne? Quanti uomini, invece, hanno scritto saggi e testi sulle donne? 

“Vi rendete conto di essere, forse, l’animale più discusso dell’universo?”, domandava la Woolf all suo pubblico di giovani studentesse. 

Così come la nostra amata scrittrice inglese, non riusciamo oggi a risolvere i quesiti. Dovremmo forse affidarci ai numeri, far partire sondaggi per “dimostrare” che ancora esiste una disparità e che è ancora necessario parlare di emancipazione?

Se necessario, lo faremo, come abbiamo sempre fatto. Pronte a dimostrare la realtà, per poter essere in tutto e per tutto soggetto, e non oggetto “Altro”.

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Credits immagine di copertina: Simone de Beauvoir – Keystone-France // Getty Images

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